3a parte: il destino
L'uomo scende dall'albero. L'uomo, come un albero, è definito sia dalle sue radici che dai suoi frutti. L'uomo, come l'albero, dipende da elementi esterni ed interni per raggiungere la maturità. L'uomo somiglia a questo tronco scolpito dalla fatica, appoggiato alle sue radici e che porta frutti più o meno belli, più o meno buoni… Le somiglianze tra il mondo vegetale e l'uomo sono infinite. Dall'acqua che nutre le radici, al sole che innaffia i frutti, all'ossigeno che trasuda dalle foglie, tutta questa vita che irrompe e circola ci ricorda in modo irrinunciabile la condizione umana. L'albero è una metafora della famiglia. Dalla piantina ai frutti e alle foglie si sviluppa una metafora della storia dell'uomo e della famiglia. Quali fate malvagie hanno presieduto alla nascita della famiglia Labdacides da cui Antigone discende? Qualsiasi buona coscienza in questi giorni lo vedrebbe come una calamità e una spiegazione patologica per le decisioni di Antigone. Come fa questa piccola Antigone a diventare questo frutto eroico nascendo su un tronco così pieno di stimmate e lividi? Il destino soffia e guida questa famiglia in modo ininterrotto e ottuso e, all'improvviso, Antigone si libera da questa camicia di forza, libera tutta la sua famiglia da questa camicia di forza, disfa la camicia di forza, e compie lo scioglimento del destino. Che miracolo! Da lontano, aggrappate al loro ramo, due foglie sembrano sempre identiche, eppure basta avvicinarsi per vedere quanto differiscono. Continua a leggere “Antigone, ribelle e intima (3/7. Destino)”